Da più di vent’anni Elein Aron, e successivamente altri studiosi americani e europei, si dedicano allo studio di quello che ad oggi è definito il tratto dell’alta sensibilità. Le origini di questo tratto attingerebbero nella storia dell’evoluzione che ha portato nell’uomo allo sviluppo di due modalità di funzionamento neuronale e psichico, entrambe funzionali alla conservazione della specie.
Accanto agli impulsivi, che lottano in prima linea per la sopravvivenza (per esempio si attivano subito in caso di conflitto) e rappresentano circa l’80% della popolazione, ci sarebbero gli altamente sensibili.
Questi ultimi sono coloro in cui prevale il sistema di inibizione rispetto a quello di attivazione e hanno perciò tipicamente bisogno di tempi lunghi e del ritiro in loro stessi per elaborare le informazioni e le relative soluzioni ai problemi.
Una persona altamente sensibile, di cui “P.A.S.” è l’acronimo, è quindi anzitutto una persona particolarmente responsiva, ovvero in grado di prestare grande attenzione ai dettagli delle situazioni, inclusi i minimi segnali di cambiamento, che poi elabora per innata propensione in una visione prospettica delle cose.
In questo senso, il particolare contributo che un P.A.S. dà in termini evolutivi consiste nel risolvere i problemi attraverso una più attenta analisi e nel saper vedere e valorizzare la particolare bellezza nascosta nel mondo.
I P.A.S. non solo raccolgono più stimoli, motivo per cui sono più intolleranti a stimoli intensi e/o prolungati (come ad esempio i rumori), ma anche più in profondità, con particolare riferimento all’aspetto emotivo delle situazioni. Tradotto in parole povere un altamente sensibile entra in connessione, anche senza volerlo, con lo stato emotivo di chi lo circonda ed è a questo che dà istintivamente più importanza e risponde rispetto al contenuto.
In questo senso, sembra quasi possedere una sorta di empathy always on, che sarà necessario impari non solo a valorizzare ma anche a sospendere al bisogno, pena il sovraccarico (overstimulation) con tutte le sue conseguenze. Il tratto dell’alta sensibilità è di per sé un fattore neutro, una specie di filtro in cui passano i vissuti della persona.
Quando però un P.A.S. vive in un contesto non supportivo e critico, le ferite che si porterà dietro saranno più profonde a motivo del suo particolare orientamento verso gli altri. D’altro canto, se cresciute in un ambiente positivo e supportivo, queste persone – non solo non si sentono diverse dalle altre – ma sono resilienti, rispetto a chi non ha questo tratto, in caso di traumi sia in età infantile che in età adulta.
Per il lettore che si è riconosciuto in questo tratto e che non abbia avuto la fortuna di avere un ambiente supportivo nella propria infanzia, il poter riconoscere la bellezza e la legittimità di questo modo di essere può portare ad una sorta di “pacificazione” con se stessi in grado di lenire, se non guarire del tutto, le cicatrici di un passato in cui non ci si è sentiti riconosciuti o apprezzati.
Quando questo è avvenuto, il rischio è quello di essersi orientati troppo sugli altri o troppo chiusi in se stessi a motivo delle esperienze relazionali fallimentari. Basti dire che anche la Aron era stata diagnosticata come Asperger. Spesso questo ritiro si accompagna con il bisogno di contatto con la natura, contatto che un per P.A.S. risulta particolarmente benefico e rigenerante.
Per poter entrare a testa alta nel mondo, la parola chiave per un P.A.S. sarà equilibrio: tra momenti in cui potersi sentire dentro il mondo e in relazione agli altri in modo soddisfacente e momenti di ritiro in cui elaborare la quantità e la profondità degli stimoli raccolti.
Per coloro che si sono rivisti nella seppur breve descrizione di come funzionano le persone altamente sensibili e vorrebbero saperne di più, consiglio i testi “Persone altamente sensibili” (Aron) e “Il tesoro dei bambini sensibili” (Lupo), quest’ultimo in particolare per genitori o educatori.
Vi è poi l’associazione HSP italia, www.personealtamentesensibili.it, nata allo scopo di aumentare la consapevolezza e la valorizzazione delle persone con queste caratteristiche, affinché nessuna possa ancora sentirsi sola o sbagliata. Da psicoterapeuta considero oggi un valore aggiunto il potermi riconoscere a mia volta nel tratto dell’alta sensibilità e questo anche grazie all’aver preso parte al primo corso italiano sul tratto dell’alta sensibilità guidato da Elena Lupo
[Articolo tratto dalla rivista dell’ANAP]
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