Il benessere è un insieme di diversi fattori
Ciascun essere umano, nel momento in cui viene al mondo, entra a far parte di in un complesso sistema familiare e relazionale in cui pone le sue radici.
Il terreno familiare
Ci troviamo ad essere così inseriti in una sorta di terreno le cui caratteristiche influenzeranno lo sviluppo e, gioco-forza, il benessere di ognuno di noi.
In termini ideali la famiglia dovrebbe rappresentare il luogo in cui ogni essere umano viene prima accolto rispetto ai suoi bisogni e poi sostenuto in direzione dell’autonomia.
Valendo poi il principio per cui impariamo a trattare noi stessi a seconda di come siamo stati trattati, le radici familiari del benessere, quelle che cioè ciascuno di noi si viene a formare nel primo contesto familiare, sarebbero da una parte l’amore verso noi stessi e, dall’altra, l’autonomia.
Il bisogno di essere accuditi
Primario è il bisogno di essere accuditi: al momento della nostra nascita non siamo in grado di prenderci cura di noi.
Anche se il bisogno di sentirci accolti non si limita a questa fase, è dalle risposte più o meno adeguate che si avranno soprattutto nel primo anno di vita che si verrà ad instaurare (o meno) un senso di fiducia di base nei confronti del mondo, in quanto posto di cui ci si può fidare, e di se stessi, in quanto meritevoli d’amore.
A tale proposito Winnicott, parlando di madre “sufficientemente buona”, sottolineava il ruolo giocato da quest’ultima nel decifrare i bisogni del figlio e nel rispondervi in modo adeguato da una parte e, dall’altra,
nel lasciargli sperimentare in modo graduale una giusta frustrazione, quella cioè in grado di fare da mordente allo sviluppo dell’ autonomia.
L’attaccamento
Non è difficile intuire come, per una sorta di apprendimento “sotto pelle”, la qualità dell’attaccamento che un genitore instaura nei confronti di un figlio sia strettamente collegata alla qualità di attaccamento che questi ha sperimentato coi suoi genitori.
Se nella vecchia famiglia patriarcale era facile che l’attaccamento fosse carente dal punto di vista affettivo, in quanto i bambini erano tanti e considerati come forza lavoro, oggi si assiste ad un’inversione della tendenza a favore di figli, spesso unici, iper-accuditi e iper-protetti.
L’eccessivo accudimento o autonomia
I genitori troppo preoccupati dalla possibilità che il figlio possa sporcarsi, sbagliare o rimanere frustrato da alcune esperienze negative, possono diventare eccessivamente controllanti ed andare così a impedire nel figlio lo sviluppo dell’autonomia.
D’altro canto, spingere un bambino a fare da sé troppo presto o senza fornire il giusto sostegno affettivo, può creare delle ferite narcisistiche: bambini che diventeranno adulti magari “di successo” ma incapaci di sentirsi amati e di amare.
L’ideale sarebbe fornire una base sicura per i figli
Da quanto detto, le radici famigliari del benessere affondano quindi in una sorta di base sicura che la famiglia dovrebbe rappresentare: base a cui tornare nei momenti di bisogno e di difficoltà e dalla quale partire per esplorare il mondo in direzione dell’autonomia.
Se poi non si è avuta la fortuna di crescere in un simile contesto, il lavoro che svolgo mi ha dato la possibilità di toccare con mano che rimane possibile, in ogni momento della vita, cambiare.
E se la base sicura non c’è stata …
E’ possibile sviluppare amore verso se stessi e diventare autonomi, anche se in passato non ci hanno amati abbastanza o non ci hanno lasciato sufficientemente liberi.
La psicoterapia può essere una delle vie di questo cambiamento anche se, a mio avviso, quella più efficace riamane l’amore.
La possibilità cioè di vivere in un rapporto in cui amo e sono amato e, in virtù di questo, sentirmi libero e lasciare l’altro libero.
Letizia Cingolani
(Articolo pubblicato in Rivista dell’ANAP)