Fra le più grandi fortune che possono capitarci nella vita c’è sicuramente l’essere ottimisti. Questo almeno stando ai genetisti, secondo i quali tutto, incluso questo tratto della personalità, sarebbe stato scritto nel nostro DNA. Ma l’ottimismo si può imparare?
Chi l’ottimista?
L’ottimismo è più di un tratto, non è come avere i capelli scuri o gli occhi azzurri: è un modo di guardare al mondo, agli altri e a se stessi.
Ottimista è colui che affronta le difficoltà col sorriso o, per lo meno, è attento a ricercare gli aspetti positivi delle cose.
Sempre e comunque. Cascasse il mondo, l’ottimista direbbe che forse, tutto sommato, ora c’è più spazio per inventare qualcosa di nuovo.
Chi è ottimista ha fantasia ed è spesso così che supera le difficoltà e volge le circostanze a proprio vantaggio. In qualche modo, è capace di farsi amico il destino.
Apparentemente è ingenuo, guardato con sufficienza dai pessimisti che, invece, vedono già in lontananza tutti i possibili rischi e le difficoltà che ogni cosa comporta e si lasciano scoraggiare.
L’ottimista non teme la fatica, è sempre intento ad aggiustare quello che non va, abbellire quanto appare trascurato. Difficile è scoraggiarlo dai suoi intenti, anche se ci fossero poche possibilità di successo.
Fino a quando può ci prova perché “finché c’è vita c’è speranza”; questo dato che ha fiducia negli altri e in se stesso anche perché sa, dall’esperienza che ha di sé, che è difficile che non riesca in qualcosa, se davvero si impegna.
Se un amico lo delude, non perde la fiducia nel genere umano. Magari cambia amici, oppure perdona.
E’ indulgente con chi sbaglia perché è sempre pronto a ricordarsi il positivo di chi gli sta davanti e anche di se stesso. Per questi motivi l’ottimista è un vincente.
Le persone si avvicinano volentieri a lui perché, a differenza del pessimista, difficilmente parla male di qualcuno ed è, invece in grado di ascoltare. La sua ultima parola sarà sempre di incoraggiamento.
E’ credibile quando incoraggia perché è uno che osa in prima persona. In questo modo, anche se può essere oggetto di critiche, non è soggetto a rimpianti.
Una dote o un atteggiamento che si può apprendere?
Rispetto all’interrogativo iniziale, se questo tratto sia una sorte di dote ereditata dalla natura o appresa, ritengo che non sia poi così importante se a diventare ottimisti si può comunque imparare.
Il pessimista che leggendo questo articolo ha pensato scuotendo la testa “io non ho avuto questa fortuna” sappia che l’ottimismo può diventare una scelta di vita.
Esistono montagne di libri sul pensiero positivo e sull’effetto benefico che ha sulla mente e sul corpo.
Diventare ottimisti
Diventare ottimisti significa guardare al mondo con fiducia, guardare alla rosa più che alla spina, vedere il bicchiere mezzo pieno, solo per rifarsi ad alcuni detti popolari.
Questo semplicemente perché la vita così è più bella, più piacevole, più facile e allo stesso tempo più audace.
Come camminare guardando al cielo più che in terra, anche se ciò comporta il rischio di calpestare qualche escremento. “In fondo – sorride l’ottimista – gli escrementi sono solo concime”.
Letizia Cingolani
(Articolo pubblicato in Rivista dell’ANAP)